Perché nel 2018 i sindacati confederali dei pensionati maturarono l’idea di portare al centro dell’attenzione i temi dell’invecchiamento attivo?
Partendo da dati oggettivi:
- Oltre 800 mila ultra65nni in Puglia
- 27% con limiti funzionali (un dato oltre la media nazionale del 19,8%)
- 150 mila anziani pugliesi che vivono da soli
La solitudine è una delle peggiori forme di povertà.
Un anziano solo e depresso è molto più fragile di chi può contare su una fitta rete di rapporti familiari e sociali. L’EMARGINAZIONE è imperante nei grandi centri urbani.
La presenza di una frattura generazionale troppo accentuata da colmare proprio attraverso politiche per l’invecchiamento attivo, che rendano l’anziano partecipe dei processi culturali, sociali, economici.
Il riferimento ai processi economici è giustificato dal fatto che spesso gli anziani svolgono una funzione sostitutiva o integrativa di servizi per la famiglia per lo più carenti, basti pensare al modo diffuso in cui badano ai nipoti oppure al sostentamento delle famiglie in difficoltà.
GLI ANZIANI RICEVONO MENO DI QUELLO CHE DANNO
Gli anziani hanno bisogno di poco, ma di quel poco hanno tanto bisogno.
Il percorso seguito da Spi, Fnp e Uilp per la legge di iniziativa popolare:
Avremmo potuto esercitare una pressione nei confronti della Giunta regionale e del Consiglio, scegliemmo invece un’altra strada, più difficile e complessa: una legge di iniziativa popolare supportata dal consenso dei cittadini.
Un modo per stimolare la partecipazione, partendo dalla condivisione dal basso.
Ne discutemmo con Presidente del Consiglio Mario Loizzo, che condivise questa nostra scelta.
Lavorammo su un articolato abbastanza asciutto, anche col supporto non solo tecnico del prof. Gaetano Veneto, così come trovammo un prezioso supporto nell’ufficio legislativo del Consiglio regionale, per tenere la proposta dentro il recinto delle compatibilità normative.
Il 13 giugno del 2018 fu depositato il testo nella sede del Consiglio, alla presenza del Presidente, che fu anche primo firmatario.
Va detto che non ci sentivamo granché tranquilli. Raggiungere il quorum delle 15 mila firme previsto dalla normativa non è affatto facile. La nostra fu una scelta coraggiosa. Oltretutto, in un tempo di cinque mesi che comprendeva il periodo feriale. Fummo però smentiti dai fatti. La proposta raccolse un tale consenso da portarci a raggiungere 31 mila firme: oltre il doppio di quelle necessarie.
La presentammo il 28 novembre del 2018 con una manifestazione pubblica, in cui il Presidente ci sorprese per il suo ottimismo: si impegnò a portarla in approvazione del Consiglio entro la successiva primavera.
Il 9 aprile 2019 il Consiglio Regionale all’unanimità approvò la legge, con un testo che rispecchiava integralmente la proposta.
Fu un bel momento: i temi riguardanti gli anziani furono al centro del dibattito in Consiglio e delle dichiarazioni di voto dei gruppi.
La legge prese il titolo di “PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE DELL’INVECCHIAMENTO ATTIVO E DELLA BUONA SALUTE”
Il riferimento alla buona salute fu una scelta ponderata da noi voluta, perché fosse chiaro sin dal titolo e poi per quello che la legge prevede, che non si può perseguire l’invecchiamento attivo se non si pongono in maniera prioritaria le questioni che riguardano il benessere della persona.
Il Covid ha reso ancora più valido questo assunto. Gli anziani stanno ancora pagando un tributo in termini di vite umane troppo alto.
La carenza di strutture sanitarie sul territorio ha reso, specie gli anziani, più vulnerabili. Basti pensare ai bassi livelli di assistenza domiciliare.
La legge affronta questo tema con molta forza. Riconosce il ruolo essenziale della famiglia e dei cargiver e all’art.5 con grande nettezza afferma la validità del diritto ad INVECCHIARE A CASA PROPRIA.
Un tema negli ultimi anni derubricato in maniera colpevole.
LE RISORSE
Intanto bisognerebbe spendere i 200 mila euro della dotazione iniziale. In una logica inter-assessorile bisognerebbe puntare sui fondi del FSE.
Il nuovo piano politiche sociali deve ispirarsi alla legge.
Interagire con i piani di zona e coinvolgere i comuni.
E infine ci saranno da spendere i fondi del PNRR. Ci rassicura che la sesta missione individua fra le priorità proprio i temi che la legge ha preso in considerazione: la domiciliarità e il principio che LA CASA E’ IL PRIMO LUOGO DI CURA.
Auspichiamo che l’assessorato al welfare e l’intera Giunta diano gambe e forza alla legge, non deludendo le aspettative degli anziani pugliesi.